VIII Legislatura – Tornata del 20 novembre 1862
D'Ondes-Reggio. Signori, quando nessuno si opporrà alle conclusioni dell'ufficio, io non ho che dire; ma qualora ci fossero degli oppositori, mi
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Ricciardi. Signori! Prima di procedere ad una discussione gravissima, quale si è quella a cui ci accingiamo, io credo si debba chiarire un gran punto
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Ad Aspromonte ci fu un vincitore ed un vinto: il vincitore fu il Governo del Re, i vinti furono Garibaldi ed i seguaci suoi.
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aveva accettato le interpellanze dell'onorevole Bon-Compagni, ci riserbavamo di trattare la nostra quistione nella discussione che sarebbe venuta in
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Quando verremo in questo campo saprò rispondere alle accuse che ci vennero dirette per questi fatti, e credo che la Camera potrà facilmente
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In Italia ci sono delle impazienze, ed è naturale che queste impazienze ci siano.
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Io non credo che in questo contegno e dell'una e dell'altra parte dell'antica maggioranza ci fosse nulla che indicasse quella sicurtà che una
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appartenere alla parte costituzionale moderata, quanto ci appartengo io; ma mi rincresce, e lo deploro per il paese, che egli si sia messo in una
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della Camera in ordine agli armamenti illegali. Io credo che se questa discussione ci fosse stata delle grandi illusioni si sarebbero distrutte, e forse
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voluto che prima di questo ci fossero stati degli atti per cui fosse distrutta ogni occasione di errori. Si era diffusa nel paese un'opinione per cui si
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Vi ha un principio su cui è necessario che ci fissiamo tutti, ed è questo, che un'Assemblea, qualunque ella sia, comunque sia composta, per quanto
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qualche facoltà straordinaria; se quella necessità ci fosse stata dimostrata, io credo che la maggioranza di questa Camera non avrebbe dubitato un
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Io vorrei che ci persuadessimo tutti che le opinioni, le discussioni, e le influenze della Camera debbono avere una portata maggiore che non abbiano
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La credo cattiva, perchè questa politica ci aliena l'Inghilterra, la quale contribuisce per una gran parte a formare l'opinione del mondo civile
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di noi, noi ci sottometteremo volentieri all'evidenza dei fatti.
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Questo straniero ci guarda oggi più fiso del solito, ed io non credo andare troppo lungi dal vero ritenendo che egli vedrebbe oggi volentieri, in
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sentiamo ira o rancore per l'offesa personale che ci venne recata, ma sentimmo e sentiamo dolore, perchè riputiamo che nelle nostre persone sia stato
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istituzioni con cui sono legate le sorti d'Italia, e delle quali declinerebbe il prestigio se noi continuassimo nella via in cui ci ha messi la presente
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l'amnistia, intorno alla quale, parlando i miei onorevoli amici Fabrizj Nicola, Calvino ed io dichiariamo che essa non ci riguarda né punto, nè poco.
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L'onorevole Nicola Fabrizj ed io, reduci per terra da Catania a Messina, ci imbarchiamo il 25 agosto in quest'ultima città per Genova, diretti a
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Questa dichiarazione fu consegnata in apposito verbale e firmata da lui. Ne chiedemmo copia autentica, non la potemmo avere, e alla questura ci fu
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), l'onorevole Fabrizj ed io scrivemmo al generale La Marmora chiedendo che ci comunicasse i motivi del nostro arresto.
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Intanto noi ne avevamo dato notizia al nostro degno presidente, con lettera del 30 agosto, che gli impiegati della questura di Napoli ci assicurarono
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Da questa dichiarazione panni risulti chiaro ed evidente che il generale La Marmora ci faceva arrestare per un supposto fatto intenzionale. Il signor
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Trascorse altre 24 ore, il signor generale La Marmora ci fece dal segretario capo della questura di Napoli dichiarare che noi eravamo arrestati, non
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Io credo non sarà inutile di dare una rapida occhiata agli esempi che ci danno, in materia di stato d'assedio, due grandi nazioni, la Francia e
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Statuti del presente regno; ma il fin qui detto parmi che basti. Noi, signori, dobbiamo imitare questo esempio dell'Inghilterra, se pure ci preme di
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Accademia della crusca
